!!! ATTENZIONE – BLOG TRASFERITO !!!

6 Maggio 2015 by

Siamo spostando il blog sulla nuova piattaforma all’indirizzo http://www.transitionitalia.it, quindi non postate più su questo sistema, gli account dei redattori sono validi sull’altro (speriamo… sennò sistemiamo). A breve non sarà più possibile vedere il blog qui, ma solo al nuovo indirizzo… i link agli articoli di questo blog dovrebbero però rimanere validi (anche qui speriamo…). I webmaster e gli autori di altri blog diano una controllata se serve.

È TEMPO DI PARLARE DI NOI!

17 gennaio 2019 by

https://transitionnetwork.org/news-and-blog/its-time-to-talk-about-we/ tradotto da Paola Scagliarini

Naresh Giangrande, co-fondatore di Transition Town Totnes e Transition Network e, fino a poco tempo fa, il nostro Coordinatore della Formazione, condivide alcune riflessioni personali sull’impatto e il potenziale del movimento della Transizione. Sappiamo che molte persone intorno al nostro movimento stanno attualmente facendo domande simili in questi tempi turbolenti. Naresh offre una prospettiva e siamo ansiosi di creare lo spazio per altre esperienze e punti di vista da condividere come parte di una conversazione ampia e profonda sulla nuova direzione per il movimento di transizione. Ti invitiamo a pubblicare commenti per aiutare a far partire questa conversazione!

La portata e il ritmo di distruzione causati dall’economia mondiale stanno accelerando, nonostante gli sforzi dei movimenti di base per creare cambiamenti e nuove direzioni. In questo momento, non vedo uno scenario realistico per modificare la nostra spaventosa incapacità di catalizzare un cambiamento significativo; è ora che ne abbiamo uno!

La Transizione propone che creando modi migliori di vivere oggi possiamo, attraverso questo processo, creare un domani migliore. Milioni di organizzazioni dal basso, di base e iniziative in tutto il mondo stanno creando il mondo che vogliono, nel luogo dove si trovano, in modi diversi. La transizione fa parte di un ecosistema di cambiamento. Mentre questo ecosistema di cambiamento ha indubbiamente cambiato molti posti in meglio, molti decenni di lavoro di base intenso ed impressionante (oltre 12 anni di Transizione) non hanno modificato la traiettoria della Società di Crescita Industriale verso una cultura rigenerativa [https://medium.com/insurge-intelligence/sustainability-is-not-enough-we-need-rigenerative-cultures-4abb3c78e68b]. Questo post si chiede perché, se sia addirittura realistico pensare che avrebbe potuto cambiare la traiettoria, e cosa dovrebbe succedere per creare un cambiamento della portata necessaria.

Il processo e la pratica della Transizione possono essere riassunti nelle tre domande di Sophy Banks che i Transizionisti si fanno:

Se guardiamo senza paura alle questioni che ci stanno di fronte, cosa vediamo?
‘Come potrebbe essere la migliore città / villaggio / città?’ Che aspetto avrebbe?
Quali cose concrete e pratiche possiamo fare adesso per rendere questa visione una realtà?

Il modello e il processo della Transizione offre ciò che è fondamentalmente progettato per fare:

Coinvolge le persone in modo stimolante utilizzando ogni nostra capacità creativa.
Permette a un gran numero di persone di esercitare la propria capacità di agire in modi che fanno la differenza.
Funziona ad un livello in cui possiamo fare la differenza, cioè localmente.
Possiamo iniziare a creare il mondo che vogliamo ora.
Riaccende il benessere della comunità.
La transizione manifesta, in modi tangibili, il nostro amore per il mondo.

Mentre il cambiamento a livello locale ha creato pezzi pratici di una cultura rigenerativa, che una iniziativa emersa dal Centro di Resilienza di Stoccolma ha definito le sementi di un Buon Antropocene [https://goodanthropocenes.net/], non siamo però riusciti a modificare in modo significativo e misurabile il quadro generale. Noi, il grande Noi, stiamo fallendo. Vedo i movimenti di base come parte del nostro processo a livello sistemico globale culturale e collettivo globale di movimento verso una cultura rigenerativa. Non possiamo farlo da soli. Abbiamo bisogno di più Noi.

Cosa sta Fallendo?

Non importa con che metro misuriamo la cosa, fatto sta che non siamo riusciti a:

Ridurre le emissioni di carbonio
Creare un sistema economico che rispetti i limiti della terra
Creare una società che generi eguaglianza economica e giustizia sociale
Aumentare la biodiversità
Ridurre l’inquinamento

Figura: Stime di come le diverse variabili di controllo per sette confini planetari sono cambiate dal 1950 a oggi. Il poligono ombreggiato in verde rappresenta lo spazio operativo sicuro. Fonte: Steffen et al. 2015 Per gentile concessione del Centro di resilienza di Stoccolma

Dopo oltre dieci anni di lavoro nel cuore del movimento di Transizione, sento la necessità di chiedere perché e “Cosa si può fare per avere un impatto maggiore?”

Non sto diminuendo o mancando di rispetto agli enormi sforzi e ai risultati straordinari che sono stati dimostrati quotidianamente dai gruppi di Transizione (e da altre iniziative di base) in tutto il mondo. È davvero impressionante e stimolante. [https://transitionnetwork.org/stories/]. La nostra mancanza di impatto non è per mancanza di sforzo, immaginazione o creatività. I transizionisti incarnano moltissimo queste qualità.

Sto scrivendo questo come una riflessione e una richiesta. Spero che mettendo in discussione le nostre supposizioni e convinzioni, possiamo trovare i prossimi passi per creare un cambiamento verso una cultura rigenerativa. La mia impressione è che siamo ancora nelle prime fasi della co-creazione di un movimento che possa veramente interrompere i nostri attuali percorsi insostenibili e creare un cambiamento sistemico. Nei primi giorni della transizione abbiamo spesso parlato di come forse conoscessimo l’A B C della Transizione. Dodici anni dopo siamo andati oltre D o E? Credo che siano necessari molti più passaggi e processi, alleanze e iniziative attualmente impensabili per consentire i prossimi passi in un movimento efficace verso una cultura rigenerante.

I movimenti di base per il cambiamento da soli non saranno chiaramente sufficienti per creare le modifiche del sistema e i movimenti sismici necessari per creare il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Ma qualche nuova forma di cooperazione tra cittadini, governi e imprese potrebbe essere efficace? Se è così, come potrebbe accadere? Questo post esaminerà i problemi e le problematiche che si presentano al movimento della Transizione (e alla maggior parte delle iniziative di base), su cui c’è poca discussione. Spero che riflettere sui nostri problemi ci consenta di essere più chiari e concentrati sui modi per creare le condizioni per una cultura emergente rigenerante.

I problemi che affrontiamo come Movimenti di base per il Cambiamento

Dal mio periodo di lavoro con i gruppi di Transizione in tutto il mondo, ho visto questi problemi presenti in quasi tutti i gruppi di Transizione. Mi portano a chiedere se stiamo lavorando nel modo giusto, o se stiamo ponendo le domande giuste, o lavorando in un modo che alla fine produrrà cambiamenti, o se la struttura del Sistema di Crescita Industriale in qualche modo impedisce il cambiamento sistemico fondamentale. Ecco alcuni dei principali ostacoli.

1) I movimenti di base sono affamati di risorse

Tempo e denaro sono i più importanti. Facciamo affidamento su volontari, in molte parti del mondo questi sono volontari sproporzionatamente anziani, perché hanno tempo da dedicare spesso grazie all’alleggerimento della responsabilità di perseguire una carriera, crescere una famiglia e fare soldi. I giovani di cui più abbiamo bisogno sono spesso poveri di tempo e denaro. Ho perso la cognizione del numero di giovani che mi hanno chiesto come essere coinvolti e di riuscire a guadagnare ancora abbastanza denaro per pagare l’affitto.

La maggior parte dei gruppi di Transizione fatica a finanziare strutture di base come siti web, un ufficio, spazi per riunioni, supporto amministrativo. Puoi fare molto senza soldi, ma senza risorse significative la maggior parte dei gruppi di Transizione raggiunge un limite alla propria efficacia. Le persone chiave si bruciano a causa delle dimensioni e del lavoro necessario per costruire strutture alternative come le cooperative, raccogliere significativi capitali di investimento o semplicemente mantenere un’organizzazione trasparente e democratica. Per raggiungere il livello di cambiamento che cambierà il sistema attuale, abbiamo bisogno di organizzazioni, potere e influenza – e ciò richiede denaro nell’attuale paradigma.

Le strutture che permettono di agire sono importanti. I centri di Transizione come Transition US [http://transitionus.org/] o Transition Brazil [https://transitionbrasil.ning.com/] aiutano a connettere e supportare i gruppi di Transizione che operano in determinati territori. Tuttavia, gli hub di Transizione, con rare eccezioni, non riescono a trovare finanziamenti e anche l’organizzazione internazionale è sotto finanziata. Non ci sono percorsi chiari per un finanziamento adeguato. I finanziamenti governativi vengono spremuti e nella maggior parte dei casi non sono disponibili, il che lascia solo possibilità di fondi di beneficenza o di creazione di un ramo commerciale. Nessuno di questi fornirà i finanziamenti necessari per catalizzare e supportare il cambiamento al livello necessario.

Il principale fondamento teorico del cambiamento di base, Strategic Niche Management (SNM) e Transitions Management propone che il cambiamento spesso emerga attraverso esperimenti su piccola scala che possono svilupparsi e adattarsi in “nicchie protette” e quindi, quando il sistema dominante inizia a collassare, possono seminare e informare ciò che viene dopo. Questa è una descrizione perfetta di una tecnologia di cambiamento sociale come la Transizione. Tuttavia, per molte ragioni, il cambiamento sociale è una delle dimensioni del cambiamento più difficili da influenzare. I vincoli e le assunzioni culturali, sociali ed economiche impediscono che il cambiamento avvenga in questo ambito. E dato che il cambiamento di cui abbiamo bisogno è tecnico, sociale, politico, culturale e psicologico, diventa una cosa molto difficile.

I creatori del cambiamento di base stanno creando il terreno da cui emergerà la sopravvivenza futura della nostra cultura, della nostra specie e della vita sulla terra. I leader aziendali, i politici e le grandi organizzazioni filantropiche che conoscono le difficoltà in cui ci troviamo e la portata dei cambiamenti necessari dovrebbero farsi avanti. Dovrebbero fornirci le competenze, il supporto, le risorse finanziarie e il know-how per esplorare e ampliare in modo rapido e affidabile i modi alternativi di vivere e lavorare. Non lo stanno facendo. Perchè no? La maggior parte della filantropia è mirata a migliorare gli effetti peggiori dei sistemi attuali, piuttosto che a cambiare il sistema. Lavoriamo in condizioni in cui siamo ostacolati e non abbiamo ciò di cui abbiamo bisogno per avere successo. Dopo oltre dieci anni la mia domanda per i produttori del cambiamento è: Perché sopportiamo questa mancanza di supporto e riconoscimento? E la domanda che ho per la società dominante e il business (che hanno le risorse) è: Perché così pochi sono disposti o in grado di rendere disponibili quelle risorse?

2) Cambio di sistema – chi lo vuole?

Le strutture di potere, politiche e legali sono catturate dalle élite e dalle multinazionali che agiscono per mantenere e aumentare il loro potere, i loro profitti e privilegi. Perché non dovrebbero? È il gioco e, dal mio punto di vista, sembra che non abbiano altra scelta che giocare. Ciò lascia ben poco spazio per il cambiamento sistemico necessario – il cambiamento di cui abbiamo bisogno a tutti i livelli (personale, locale, nazionale e internazionale) e in ambito sociale, politico, economico ed ecologico.

La transizione e altre iniziative di base sono al di fuori della finestra di Overton [link: http://thefutureprimaeval.net/the-overton-bubble/%5D, da cui proviene il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Ma ci sono costi, oltre alle libertà, per operare nella natura selvaggia. Hai molta libertà per sfidare l’indiscutibile e dire l’indicibile. E uno dei costi è che è estremamente difficile essere ascoltati. Quindi l’accordo è, se stai operando al di fuori della finestra di Overton, devi farlo senza risorse adeguate usando il tuo ingegno, la tua ingenuità, creatività e passione. Puoi muoverti velocemente e fallire rapidamente. Il successo, se raggiunto, sarà una prova rudimentale del concetto. Portarlo alla giusta dimensione, la divulgazione, la diffusione di massa e tutto il cambiamento culturale che ne consegue richiede più di una dimostrazione di concetto. Ha bisogno di risorse e organizzazioni.

Se prendiamo, per esempio, il cambiamento necessario per i nostri sistemi economici, per le imprese, anche per gli affari innovativi, non ci porterà dove dobbiamo andare. Il cambiamento sistemico del sistema economico è al di fuori della portata di qualsiasi azienda o anche settore economico. Per sopravvivere negli affari devi giocare secondo le regole fondamentali su cui si basa il business. Certo, il cambiamento tecnico è parte integrante del sistema economico, ma solo all’interno di una gamma ristretta di possibilità di mercato. Sfortunatamente, molti leader aziendali progressisti pensano che le soluzioni di cui abbiamo bisogno possano venire dal business, il che non è realistico. Non può essere così e questo non sosterrà il tipo di cambiamento sistemico di cui abbiamo bisogno. Il capitalismo non da, non ha mai dato e non darà mai la priorità alla salute delle persone, degli ecosistemi o della vita sui profitti. Non può. Ma le imprese – le multinazionali – hanno tutte le risorse e il cambiamento non è possibile senza quelle risorse. Dove sono le partnership tra aziende, governo e organizzazioni per il cambiamento radicale dal basso? Dove sono le imprese radicali che sfidano il modello capitalista?

Gli uomini d’affari sono di solito molto pragmatici. Quindi, dove e come può emergere il cambiamento a livello del nostro sistema macroeconomico? Puoi indicare qualche esempio? No! La motivazione del profitto non ci porterà dove dobbiamo andare. Cosa potrà farlo? È giunto il momento per le imprese di istituire divisioni di cambiamento di paradigma ben finanziate per esplorare quale possa essere un cambiamento di paradigma che non sia guidato dal mercato, che non sia gestito dallo stato, e che non sia socialista e per creare i percorsi per arrivarci. Abbiamo bisogno di te e tu hai bisogno di noi. Le innovazioni su piccola scala (create dai movimenti di base) non scaleranno o supereranno il sistema economico esistente, ed è difficile vedere come emergeranno e sfideranno il sistema macroeconomico. Il che mi porta al punto successivo.

3) Non esiste ancora un’alternativa sperimentata ed esauriente al sistema economico capitalista, dipendente dalla crescita

Perchè no?

Ci sono molti modi per comprare cibo, energia o altre cose. L’innovazione abbonda nell’economia locale. Tuttavia, non esiste un’alternativa al capitalismo del mercato. Con questo intendo la grande cosa che sta in cima ai processi economici. Quella che richiede una crescita costante. Nessun paese, dalla fine del comunismo, ha provato un diverso sistema economico globale. Ci sono proposte e idee. Tuttavia ci sono alcune grandi difficoltà:

Coloro che sono al potere non lo abbandoneranno facilmente.
Ci vorrà una campagna politica globale prolungata. Si tratta di un sistema enorme e anche se venisse introdotto qualcosa, una specie di meccanismo di riduzione del consumo progressivo o graduale, dovrebbe essere fatto su una scala tale che sarà molto difficile da implementare senza scontrarsi con il sistema esistente. E la complessità di questo è oltre la mia capacità di pensiero (pensa ai tempi della Brexit come ordine di grandezza)
È difficile vendere ottenendo meno, senza ottenere più di qualcosa. Questo più di qualcosa potrebbe essere consapevolezza, comunità, connessione, saggezza o amore. Non sono sicuro che il genere umano sia pronto per lo spostamento di coscienza che alcuni sostengono. Riesci a immaginare la maggior parte delle persone che optano per un insieme di aspirazioni meno tangibili?
Potrebbe non esserci una via d’uscita dal progetto di civilizzazione e crescita continua. Potremmo aver creato una trappola per noi stessi, dalla quale non possiamo sfuggire.

4) Non abbiamo messo l’importanza del Cambiamento Interiore al centro, insieme al cambiamento esterno

Durante il mio tempo trascorso nel movimento di Transizione ho imparato che uno dei nostri contributi più unici e importanti al processo di cambiamento è l’allineamento del cambiamento interiore ed esteriore. Potrebbe sembrare ovvio, ma il sistema è noi. È in noi e, a meno che non sfidiamo attivamente e sistematicamente quelle parti interiori che mantengono in funzione il sistema attuale, gestiranno lo stesso sistema, creando le stesse scelte da poco e in effetti rendendo irrilevante qualsiasi cambiamento . E quel “nuovo” sistema sarà altrettanto opprimente e incapace di affrontare le realtà attuali come lo era il vecchio sistema. Ciò che rende questo molto dannoso è che all’inizio non sembra così, o pensiamo di aver superato il patriarcato o le gerarchie, quando non è così. I semi della nostra natura veniale sono lì e cresceranno e matureranno a meno che non cambiamo attivamente.

Sophy Banks mi ha detto una mattina che si è resa conto che uno dei compiti dei leader in questo movimento di cambiamento sistemico era quello di tagliare ripetutamente la testa del nostro ego, giorno dopo giorno. E così facendo sopportare e modellare la vergogna e l’umiliazione di esporre i nostri lati ombra. Questo è il significato del servizio.

Una delle sfide persistenti che affrontiamo è il burn out e la sua ancella, la disperazione derivante da sentimenti non elaborati. Mentre il pianeta brucia, gli attivisti e coloro che lavorano fuori dal sistema si stanno bruciando. Non siamo in grado di mantenere i nostri livelli di attività. All’interno del sistema le cose non vanno molto meglio, nel Regno Unito (popolazione 60 milioni) sono state fatte 57 milioni di prescrizioni per psicofarmaci nel 2014 e stanno aumentando ogni anno [link: http://cepuk.org/2015/04/10/latest-prescription-data-shows-consumption-psychiatric-drugs-continues-soar/%5D

Il cambiamento esterno deve essere accompagnato dal cambiamento interiore. Questo semplice fatto non è sufficientemente riconosciuto nella Transizione o in altri movimenti per il cambiamento. Senza cambiamento interiore qualsiasi cambiamento positivo è cooptato dal vecchio sistema in modi che corrompono i cambiamenti altrimenti positivi e il vecchio sistema usa tali cambiamenti per promuovere gli obiettivi del vecchio regime. Alcuni esempi che vengono in mente sono la crescita verde, il movimento di felicità e benessere utilizzato dalle aziende per ottenere di più dai loro dipendenti e l’energia rinnovabile utilizzata per promuovere una maggiore crescita nel sistema. Forse la connessione tra questi esempi e il cambiamento interiore potrebbe non sembrare ovvia. La nostra mancanza di integrità personale e l’incapacità di riflettere su di sé e quindi di esaminare noi stessi è al centro di questi tradimenti.

5) Non operiamo su una scala che può creare la scala di cambiamento necessaria

Nel 2014 Peter Haff ha introdotto il termine “tecnosfera” [link: https://www.sciencedaily.com/releases/2016/11/161130085021.htm%5D per descrivere l’apparato tecnico da cui dipendiamo totalmente per rimanere in vita. Questi sistemi sono meraviglie della cooperazione umana che non hanno rivali nell’esperienza umana. Sono in molti modi il coronamento della nostra società industriale. Questi sistemi mondiali sono lontani di vari livelli di scala dalle nostre vite spesso locali, dove abbiamo la capacità di agire per creare il cambiamento. Persino i potenti giocatori in ciascun sistema sono vincolati. Questo perché nessuno è in cambiamento. Non esiste una supervisione democratica. Questi sistemi si stanno auto-organizzando in modo efficace, il che è di per sé un miracolo di cooperazione. Siamo interamente e completamente dipendenti da questi sistemi e non siamo in grado, finora, di creare alternative. Non siamo neppure in rapporto con quei sistemi, se non come consumatori passivi. Da qui la difficoltà nel cambiarle. Nessuna relazione = nessuna possibilità di cambiamento.

Alcuni dei sistemi a cui mi riferisco sono:
Il sistema globale di logistica e trasporti
Il sistema di produzione industriale interconnesso
Il sistema di telecomunicazioni e informazione
Le reti elettriche
Il sistema finanziario
Il sistema di estrazione delle risorse e mineraria
I media
I criminali e i fuorilegge compresi i terroristi e i paradisi fiscali off-shore, e il loro rovescio della medaglia: la giustizia penale e le agenzie internazionali per l’applicazione della legge.

È interessante notare che siamo riusciti a modificare i sistemi alimentari e l’energia in misura minore. E alcuni edifici, fibre e abbigliamento e letteratura e arte sono spesso più aperti al cambiamento. Anche se molti di questi sono spesso dominati da grandi giocatori globali. Ad esempio, 2-3 aziende dominano il sistema globale dei prodotti alimentari, sebbene la maggior parte della popolazione mondiale non sia alimentata dalle grandi aziende del business dei prodotti agroalimentari, ma da piccole aziende agricole locali. [https://permaculturenews.org/2014/09/26/un-small-farmers-agroecology-can-feed-world/]

La tecnosfera è diventata più potente dei governi ed è vista come troppo grande per fallire. Poichè si auto-organizzano non possiamo localizzarli, interrogare la loro leadership o chiedere loro di rendere conto, perché non c’è una leadership. La farsa delle ultime “violazioni dei dati” che hanno coinvolto Facebook, e la scia di funzionari del governo degli Stati Uniti che “interrogano” Mark Zuckerberg è un esempio di questa “danza del potere”. Una volta messe in luce le dimensioni, la portata e l’egemonia dei sistemi di cui è composta la tecnosfera, praticamente tutte le politiche e l’economia possono essere viste come interazioni e tensioni tra i diversi sistemi mentre manovrano per ottenere più potere e influenza. La maggior parte di ciò che viene riportato nelle notizie dominanti sono le tensioni e le lotte di potere tra questi sistemi. Questo è il motivo per cui (secondo me) gli sforzi della gente comune sono invisibili. Siamo al di fuori di queste lotte di potere e siamo ritenuti irrilevanti, o al massimo ‘bizzarri’ o anacronistici. Temo che siamo intrappolati in molteplici abbracci della tecnosfera che rendono la ri-localizzazione un gesto vuoto. Ovviamente, a meno che il fallimento dei sistemi complessi non provochi il collasso. [link: https://www.youtube.com/watch?v=G0R09YzyuCI ] In uno scenario di collasso, le alternative locali si formeranno e fungeranno da scialuppe in mezzo alle devastazioni e al caos che ne conseguiranno. Alcune voci autorevoli [link:[ http://www.lifeworth.com/deepadaptation.pdf ] ] stanno ora sostenendo che il collasso a breve termine – entro dieci anni – delle nostre società (in paesi ricchi “sviluppati”) è ormai inevitabile.

6) La nostra storia non è ancora chiara.

Transition Network ha fatto un ottimo lavoro definendo il racconto della Transizione:

La transizione è …
Un movimento di comunità che si uniscono per reimmaginare e ricostruire il nostro mondo.
Il flusso della storia
Un movimento si sta costruendo
Ecco le cose che tutte le persone diverse stanno facendo nelle loro comunità
È radicato nel prendersi cura di noi stessi, l’un l’altro e del mondo vivente
Questo dimostra che un futuro diverso è possibile quando ci incontriamo
(Facoltativo: ecco perché è necessario)
Ecco come puoi farne parte

È stato un ottimo inizio. Ho persino stampato delle magliette con queste parole.

Una grande storia ci ispira e ci commuove. Inizia con uno scopo e poi come riuscirai a raggiungere quello scopo. È semplice, diretta, facile da capire e parla dei fondamenti della vita; amore, pace, uguaglianza, connessione e fraternità. Ho avuto grandi speranze di una buona storia potente che molti gruppi di base potessero usare e anche altri giocatori e centri di potere potessero acquistare. Tutti quelli che proteggono la vita piuttosto che quelli che proteggono le culture patriarcali e basate sull’impero devono essere in grado di raccontare quella storia e ispirare con quella storia, altrimenti la vecchia storia, quella che ci ha portato qui, prevarrà. È così semplice. Ma ci vorrà un po’ di lavoro e di verifiche per farlo accadere. Framing the Economy di NEON [http://neweconomyorganisers.org/our-work/framing-the-economy] è un buon inizio, insieme al lavoro di George Lakoff e al New Citizenship Project di Jon Alexander . Raccontare una storia piena di speranza e ottimismo, cosa che il movimento della Transizione ha fatto, può aiutare a creare slancio per la portata del cambiamento necessario. Una nuova storia, testata e ritestata, potrebbe essere una leva importante per radunare un movimento che raggiunge la portata per il cambiamento.

Conclusione

Non stiamo riuscendo a creare il cambiamento necessario per mantenere la vita sulla terra così come la conosciamo.

Le singole organizzazioni di base da sole sono troppo piccole, e persino un movimento dal basso congiunto e completamente coordinato per il cambiamento (che ancora non esiste) è probabilmente ancora troppo debole e fuori dalla relazione con la tecnosfera e con le grandi strutture economiche per istigare il cambiamento sistemico.

È difficile pensare che il cambiamento arriverà dall’interno della tecnosfera.

Qualsiasi realistica speranza di cambiamento ad una cultura che sostiene la vita emergerà da una sinergia spaventosamente difficile e incredibilmente inconcepibile tra cambiamenti esterni (fisici, tangibili) e interiori (psicologici e psichici); in un mosaico di allineamento tra elementi culturali finora spesso non correlati o antagonisti – affari, governo, società civile, mondo accademico, gruppi religiosi, movimenti di sviluppo spirituale e personale, e altri.

Mentre ci sono frammenti intriganti di modelli funzionanti, non siamo ancora nemmeno vicini a sapere come potrebbe essere. Il progetto Atmos [ atmostotnes.org ] qui a Totnes è una intrigante collaborazione tra imprese, società civile e governo locale.

Ungersheim, Francia [https://transitionnetwork.org/stories/ungersheim-village-transition-france/] è una partnership creativa tra governo locale e la Transizione per creare cambiamenti sistemici. La piattaforma Ctrl Shift [http://www.ctrlshiftsummit.org.uk/] per la quale ho lavorato ha riunito organizzazioni di base che non avevano mai parlato prima. Ecolise, Smart CSOs e Covenant of Mayors sono esempi europei di come si possano intrecciare reti di reti, come BALLE [/bealocalist.org/] e Smart Cities. Il progetto Municipalities in Transition [http://municipalitiesintransition.org/] è un’altra rete simile di comuni che lavorano con organizzazioni di base per creare nuove forme di impegno politico ed economico. Tuttavia, tutti questi non sono ancora sufficientemente sviluppati per sfidare davvero il paradigma dominante.

Abbiamo creato la tecnosfera. Le nostre storie culturali, i nostri valori e le nostre credenze sono costrutti umani. Proprio come sono stati creati possono essere ricreati, in modo diverso. Come ho detto all’inizio, al momento non stiamo riuscendo a creare il livello di cambiamento necessario. Credo che abbiamo il potere di farlo. Dove e come quel potere emergerà, non lo so. Ma forse può farlo emergere un Noi più grande?

Questo blog è in parti uguali un’espressione delle mie paure per il futuro, un grido d’aiuto, una confessione pubblica dei miei personali sentimenti di fallimento, e una condivisione di quello che ho imparato e delle intuizioni che derivano da anni nel movimento della Transizione. È anche una chiamata a un modo di vivere vicino a noi in modo allettante ma ancora elusivo, che è pacifico, giusto, armonioso e accorda a tutti gli esseri il loro pieno potenziale di vita.

Questo blog fa molte domande e risponde a poche, per questo mi scuso. Vorrei avere più risposte, più speranza, più ottimismo. Invece, tutto quello che posso offrire sono più domande, una valutazione nuda e cruda dei movimenti per un cambiamento positivo, paure per il futuro, e un mucchio di incertezza. Sogno ancora che un giorno prima di morire potrò dire con certezza ai miei nipoti: “Avete tutte le possibilità di vivere una vita piena di pace, salute e felicità”.

Naresh Giangrande, Summer 2018
georgegiangrande@gmail.com
Ndr.In alcuni gruppi di Transizione sono nati contemporaneamente anche i gruppi per la cura di cuore ed anima

Heart and Soul Team


qui abbiamo per ora questo:

Cuore e Anima nei Gruppi


E speriamo ne nascano altri:-)
Glauco

Ritorna la Transizione a Roma

14 marzo 2016 by

Non poteva esistere luogo più adatto di un Laboratorio Sociale per parlare tra la gente di transizione verso un mondo senza petrolio. Di nuovo a Roma, al Laboratorio Sociale 100 celle, il Transition Tour per seminare gruppi locali di transizione. L’incontro si è svolto domenica mattina in contemporanea con il bio-mercato domenicale. Durante l’incontro abbiamo iniziato a programmare corsi di approfondimento sulle Transition Town, il famoso Transition Training tenuto dai facilitatori di Transition Italia, un corso di Permacultura Urbana e uno di Decrescita energetica.

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Luca giorno 1 a #COP21

8 dicembre 2015 by

Giorno uno a #COP21

Luca LOMBROSO da Parigi il 7 dicembre 2015

 

Buongiorno a tutt*

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Condivido qui le impressioni del primo giorno partecipazione a questa avvincente e cruciale COP21.
 Nei limiti del possibile vi aggiornerò anche nei prossimi giorni, seguite il post in http://www.lombroso.org per la mia “rassegna” di post e interviste.
Come sempre entrare in una COP é “entrare nel mondo”, a contatto con 195 paesi; stavolta qua a Parigi è veramente una COP enorme, organizzatissima ma anche inevitabilmente dispersiva, si cammina tanto fra le varie aree (e che ancora non sono andato a Climate generation) fondamentali scarpe comode, ma delicate, anche per non pestare troppo il nostro pianeta già maltrattato.
Appena entrati a questi grandi vertici sul clima, quel che viene da chiedersi é: ma chi sono tutte queste persone ? Che fanno e perché sono qui? sono veramente tutti venuti salvare il pianeta? 
Si ci sono attivisti del clima e ambientalisti di varie associazioni,popoli indigeni, i giovani, organizzazioni scientifiche, ecc, ma sono veramente tante le ONG accreditate fra gli “obsèrver”, oltre 1100 ONG secondo l’elenco dei partecipanti dell’UNFCCC, incredibile che ci si frammenti in 1106 associazioni se l’obiettivo, contenere il global warming entro i famigerati 2 gradi, è comune! 
A queste si aggiungono le delegazioni governative e ministeriali dei 195 Stati più Unione Europea e due Stati osservatori (Santa Sede e Palestina), e i giornalisti, per un totale di 36276 persone accreditate.
Palesa dunque agli occhi il famigerato effetto valigetta: quanti di questi sono qui veramente per salvare il mondo? E quanti semplicemente perché è il loro lavoro, per promuovere il loro prodotto come “salva mondo”, la loro causa o interesse personale o corporativa, ecc? 
Manca a mio avviso personale la famigerata vision sistemica transizionista, e so già che il tema picco del petrolio é completamente assente dai negoziati. Due buoni motivi però per cercare di portarli, anche dentro il “recinto” della conferenza ONU.
Prendiamo per buono che, sia pure con sfaccettature non sempre transizionista, il termine resilienza è ormai presente in molti side event,conferenze e altro e anche in interventi ad alto livello.
Ma veniamo alla prima giornata, si inizia al solito con le pratiche burocratiche,dopo i controlli di sicurezza, gli stessi aeroportuali, giustamente attenti e approfonditi, tutto fila liscio, ma ho sempre a mente la disorganizzazione e le code di Copenaghen. 
Per prima cosa inizio con una presa di confidenza degli spazi, logistica, sale side event, che hanno profumati croissant e ricchi buffet, attenti però all’ambiente, prevalgono ncibo bio il più possibile locale, anche vegetariano e vegano. 
L’esposizione è veramente ricca di stand e cose interessanti, ma ci dedicherò poi tempo e raccolta di materiale con calma. 
Poi è la volta del primo side event, segnalatomi da FOCSIV, un side organizzato da Caritas internazionale “Deal with it! People, Rights, Justice”, l’accordo con noi, gente, diritti, giustizia. Relatori Rt. Hon Nicola Sturgeon MSP, First Minister of Scotland, Julianne Hickey, Caritas Aotearoa New Zealand, Ivo Poletto, REPAM (Pan-Amazonian Ecclesial Network), Asad Rehman, Friends of the Earth International, moderatore Nick Clark, Senior Environment Correspondent, Al Jazeera
Si parlato di come l’accordo, che dovrà essere forte e politicamente vincolante, debba tenere conto dei diritti umani, il che, incredibile, pare che non sia cosa scontata.
Julianne Hickey parla degli impatti in Oceania, in particolare cicloni tropicali e aumento del livello del mare, per queste zone i cambiamenti climatici non sono una questione economica ma di sopravvivenza!ecco perché gli stati insulari chiedono di riconoscere come target di massimo riscaldamento planetario non 2ºC bensì 1.5ºC.
Particolarmente appassionato l’intervento di Ivo Poletto, REPAM (Pan-Amazonian Ecclesial Network) che parla di bioma dell’Amazonia e cambiamenti climatici, e ricorda la grave siccità in Brasile e a San Paulo. Molto critici i suoi interventi sulla falsa soluzione di mitigazione dei biocarburanti e le grandi dighe idroelettriche spacciate come energia pulita. Racconta come una sola diga inonderà 729 km2 con una parete alta come un edificio di 18 piani,affetterà la vita di oltre 20000 indigeni minacciando il loro stile di vita tradizionale il governo procede senza coinvolgerli e senza consultarli.
L’accordo, dice, dovrà avere un quadro internazionale che garantisca la biodiversità e la vita dei popoli indigeni in Brasile e i fondi di finanza climatica devono appoggiare e garantire i popoli indigeni recuperando foreste e garantendo il bioma dell’Amazonia, senza false soluzioni come biocarburanti e grandi dighe.
Nicola Sturgeon MSP, First Minister of Scotland si esprime per un accordo forte e politicamente vincolante e dice che la Scozia ha istituito un fondo per la giustizia climatica. 
Tutte cose, mio commento, sacrosante e che dovrebbero essere scontate, sostanzialmente le stesse che si dicevano a Copenaghen nel 2009, speriamo dunque sia la volta buona!
Ma se è la volta buona ce lo dovrebbe dire il “GAP report”, side event che presenta lo studio dell’UNEP agenzia ambiente delle nazioni unite che valuta le emissioni passate e future in relazione al target di contenere il global warming entro i due gradi al 2100 e rispetto all’era preindustriale. Il report di quest’anno, la novità, tiene conto degli INDC, gli intenti o meglio promesse, dato che sono volontari, di riduzione delle emissioni presentate da oltre 140 nazioni pari al quasi il 90% delle emissioni.
Emerge così che 12 GtCO2 al 2030 (robetta insomma, 12 miliardi di tonnellate di anidride carbonica!) al percorso per la decarbonizzazione che peraltro ci darebbe solo il 60% di probabilità di evitare i famigerati due gradi. Si accenna anche agli 1.5ºC, perché per molti stati i 2ºC non sono sufficienti a evitare impatti devastanti!
I relatori, fra cui il segretario UNEP Achim Steiner, appaiono però ottimisti per il fatto che qui per la prima volta si vedono impegni da tutti, ma qui la stanchezza e il mio inglese arrugginito dall’uso del francese, dello spagnolo (e dal dialetto modenese) prende il sopravvento insieme alla fame, mitigata dal buffet ecosostenibile, quasi transizionista con le stoviglie di porcellana e acciaio lavabili.
Dopo una pausa caffè e qualche chiacchiera vado a vedere la sala della plenaria, dove si svolge la sessione alto livello in cui parlano i ministri. il ministro dell’ambiente italiano Galletti, che era sul mio stesso volo, parlerà martedì mattina, fra i primi, verso le 10-10:39 direi.
La sala plenaria Seinne, la principale, é veramente enorme, 2000 posti, e bella,entro mentre parla Excellency Mr. Yeshey Dorji, Minister of Agriculture and Forests and Vice Chair of National Environment Commission of Bhutan
Il piccolo stato tibetano è l’unico che ha presentato un INDC giudicato “adeguato” da Carbon Tracker per il target dei due gradi, il Ministro dell’agricoltura del Bhutan dice che hanno adottato come parametro di sviluppo la felicità interna anziché il PIL e che si esprimono per un accordo forte e politicamente vincolante 
Alle 16:45 passo al side event Driving climate action through the Compact of States and Regions and the Under2MoU. Organizzato da Climate groupe, a cui a cui aderisce anche la Fondazione Lombardia per l’ambiente che gentilmente mi ospita in delegazione in collaborazione con l’osservatorio geofisico del Dief UNIMORE.
UNDER2MOU, a cui hanno aderito Lombardia ed Emilia Romagna, è un accordo che coinvolge molte regioni che si impegnano, volontariamente, alla decarbonizzazione è cruciale per l’obiettivo due gradi. Rientra quindi nella c.d. “Agenda delle soluzioni”, le azioni sub nazionali a cui molto si fa affidamento per colmare il famigerato GAP nelle emissioni.
Intervengono vari premier e governatori di grandi regioni industrializzate, fra cui stato di Washington, Catalonia, paesi Baschi e Jabisco (Messico). anche qui parla Nicole Sturgeon, primo ministro Scozia, che ribadisce che è per un accordo forte e vincolante. 
 Edward Senzo Mchuno, premier Kwazulu Natal (Sudafrica) ricorda però che bisogna ancora dare elettricità a 300 milioni africani e va fatto con energia pulita,ma per far questo servono aiuti economici e tecnologia.
Per chiudere la serata, incontro nel suo hotel l’amico meteorologo cubano JOSE Rubiera, una chiacchierata del più e del meno, poi breve passeggiata digestiva e rientro in hotel a riposare in vista di domani che si preannuncia nuovamente una giornata full, impegnativa e interessante.
Ah i negoziati? Quel che conta si svolge a porte chiuse, difficile fare previsioni, ma già ci si aspetta che proseguano oltre i tempi regolamentari, oltre venerdì e fino a sabato o addirittura domenica.
Luca Lombroso 
Osservatorio geofisico Dief UNIMORE
Obsèrver in delegazione FLA Fondazione Lombardia per l’ambiente
Ps: Le opinioni qui espresse sono, naturalmente, a titolo personale; scusate eventuali refusi dovuti alla tastiera tablet e alla stanchezza!

Teatro in Transizione

8 ottobre 2015 by
Teatro in Transizione

Teatro in Transizione

Dopo innumerevoli tentativi di inserirlo nelle attività festaiole (e non solo) dedicate alla Transizione, credo che finalmente a Panta Rei sia salpata la Nave del Teatro in Transizione.

Esiste addirittura un blog che Luca il pervicace  (quello in primo piano nella foto) ha creato e nel quale spiega più o meno quali sono gli intenti e le intenzioni di questo aspetto ludico-creativo in gran parte resiliente (e sottolineo la parola ludico: si notano i sorrisi sulla faccia delle persone?).

Per quanto mi riguarda sono anni che dico che l’improvvisazione teatrale è resilienza (a questo link lo spiego bene) e a Panta Rei ho ancora una volta compreso che lavorare in gruppo su dinamiche di ascolto e ritmo comune, facilita la creatività e il pensiero innovativo. Leggi il seguito di questo post »

Transition Fest 2015, sulla strada del ritorno (per i Castelli Romani e altrove)!

5 ottobre 2015 by

Difficile andare via da PantaRei domenica pomeriggio,

mi sembrava che mancava ancora qualcosa, ma qualunque cosa fosse ci sarà la terza Transition Fest!!!!

Con l’idea di rimanere in contatto e fare un promemoria di alcune cose non pienamente compiute ma da fare sicuramente vi invio questa email dai Castelli Romani.

Intanto alcuni appuntamenti in transizione nati e cresciuti durante le TFfest.

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Cucina Naturale alla Transition Fest 2015

8 settembre 2015 by
Fervono i preparativi per la Fest 2015. Nel frattempo abbiamo avuto la conferma che a preparare i manicaretti che ci allieterano durante i giorni di Festa ci sarà Vittorio Veg di Veg Auto Produzioni. Vittorio Veg, interprete di una cucina mediterranea che integra tradizione e innovazione, selvatico e coltivato, in un’alchimia di saperi e sapori che soddisfano il palato nel rispetto della natura e degli esseri viventi.
Per sapere di più su Vittorio https://www.facebook.com/VegAutoproduzioni
Per ogni richiesta alimentare speciale compila con attenzione kil modulo di iscrizione della Fest https://goo.gl/eslzoW ed affrettati a prenotare il tuo posto, anche quest’anno ci sono solo 120 posti disponibili!
Stay tuned..

Theatre for Transition Learning Village – Last Call

28 giugno 2015 by

teatro in transizione

Ultima chiamata! ancora pochissimi giorni (3) per iscriversi!

TFT

Theatre for Transition (TFT) è una rete di persone e di organizzazioni di tutto il mondo, interessati al ruolo che il teatro partecipativo può svolgere nella transizione verso modelli resilienti del vivere insieme su questo pianeta, in equilibrio con la terra e con i suoi abitanti.

Il Theatre for Transition Learning Village è il primo raduno fisico di TFT. Un evento co-creato da oltre 40 praticanti provenienti da tutto il mondo al fine di collegare le iniziative di transizione e le reti esistenti per il cambiamento e di consentire loro nuovi modi per emergere. Una settimana di scambio di conoscenze e strumenti, per lavorare e riflettere insieme, ispirandoci l’un l’altro in un modo giocoso per aprire un profondo dialogo sulla crisi che le nostre società stanno vivendo e la funzione del teatro e delle arti nella direzione di sistemi alternativi, nuove culture…

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Una bella esperienza sociocratica

5 Maggio 2015 by

Elezioni sociocratiche del consiglio direttivo di Transition Italia

Finalmente ho trovato un po’ di tempo per riflettere sull’esperienza che abbiamo vissuto insieme l’1 e 2 maggio a Bologna. L’occasione è stata quella del rinnovo delle cariche associative di Transition Italia: i 5 membri del Consiglio Direttivo, composto dal presidente, il vicepresidente, il tesoriere e 2 consiglieri.  Spesso ci siamo detti che questa struttura burocratica non corrisponde al modo di relazionarsi delle persone che fanno parte della rete di transizione e questo è assolutamente vero.  Al cuore della transizione ci sono gruppi di persone che collaborano alla pari pur suddividendosi ruoli e responsabilità sulla base delle caratteristiche personali o della propria disponibilità di tempo ed energie.  Ed oltre ai gruppi c’è una rete, un flusso di persone che collaborano, si scambiano idee ed esperienze, che si ascoltano e si supportano vicendevolmente.  Al momento non esiste una struttura burocratica che possa esprimere questo modo di collaborare all’interno di un progetto.  Al tempo stesso abbiamo bisogno di essere un’Associazione per poter collaborare “ufficialmente” con Enti ed Istituzioni e per poter accedere a finanziamenti per i progetti.

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17 maggio: seminario di Costellazioni Sistemiche e Psych K a Monteveglio

4 Maggio 2015 by

Costellazioni 17 maggio-p1Costellazioni 17 maggio-p2

Gruppo esperienziale, in cui sperimenteremo il significato concreto dell’essere COM-UNITA’,

il potersi affidare agli altri e a propria volta accoglierli,

in uno scambio in cui dare e ricevere non sono più distinguibili.

Costellazioni Sistemiche e Psych K-p1